mercoledì 19 ottobre 2011

Le preghiere della tradizione orale pistoiese in un libro di Anna Paola Niccolai. Don Palazzi: "Una esperienza religiosa del passato rimasta nella memoria e nel cuore di poche persone"



PISTOIA_”E ora non ne posso più, Dolce cuor del mio Gesù”. La raccolta di preghiere antiche curata da Anna Paola Niccolai sarà presentato domenica 23 ottobre alle ore 16 presso il Monastero di Santa Maria degli Angeli (con entrata da via Verdi 23, a Pistoia). All’incontro interverranno don Paolo Palazzi (vicario generale della Diocesi di Pistoia), Madre Ana, abbadessa del Monastero Benedettino e Daniela Evangelisti che leggeranno alcuni brani .
Già presentato a settembre nella parrocchia di Gello, questo libretto raccoglie le preghiere tramandate dalla tradizione orale che erano note a mamme, nonne, e amiche di varie zone del pistoiese.
Tra le altre ci sono: la signora Maria Grassi che abitava a Catena di Quarrata, alcune amiche di Montale e Santomato e una signora di Carmignano.  
Il volume  è dedicato a tutti gli allievi di Anna Paola Niccolai che per molti anni è stata insegnante elementare. La dedica recita:  " a tutti i miei allievi di qua e di là dall'oceano mare".
“Di  qua e di là dall'Oceano – spiega la figlia Maria Camilla Pagnini - non è una indicazione geografica bensì dell'animo:  il libro è quindi dedicato a tutti gli alunni di mia mamma, ricordati tutti da pari affetto, sia che siano stati o diventati bimbi buoni o che siano stati o diventati bimbi un po' più "agitati", ma sempre ugualmente amati”.  
Dolce Cuore del mio Gesù” nasce da studi e ricerche iniziate molti anni fa a partire dalla raccolta di proverbi, poi confluiti nella pubblicazione “I Detti delle Donne” (pubblicato nel 2005 dalla editrice di Pistoia Petite Plaisance) scritto da Anna Paola Niccolai insieme ad Anna Turi.
“Il titolo dato da Annapaola Niccolai – scrive don Palazzi – rivela il taglio un po’ nostalgico di una esperienza religiosa del passato e rimasta nella memoria e nel cuore di poche persone. Sono preghiere popolari che significavano serenità, preoccupazione e fiducia scandite dalle labbra in ogni momento della giornata, allora molto faticosa”.
Certamente lo scorrere della vita era segnato dal suono delle campane al cui ascolto seguiva sempre una strada da percorrere, oppure un pensiero da rivolgere a qualcuno o qualcosa da compiere”.
 “Le parole di questo libro- continua -  definiscono queste preghiere col nome di teologia popolare, e mi pare definizione veritiera in quanto costituiscono punti fermi di un discorso di fede e di vita religiosa popolare affidato e guidato dal Signore, da Maria e da tutti gli Angeli santi della Gerusalemme celeste”.
 “Il merito di questo libro è indiscutibilmente quello di non far dimenticare la cultura e la tradizione cristiana (allora coincidenti), incastonate nel nostro territorio, scandito, come detto, dal suono gioioso, festoso o triste delle campane. La nostra gente era, non per colpa propria, priva della conoscenza della parola di Dio diventata, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, necessaria per vivere la fede nei nostri tempi ormai pagani; per cui dalla pienezza del cuore uscivano preghiere che avevano un grosso valore esistenziale che non poteva esser dimenticato, ma messo in forma poetica per essere meglio ricordato. L'uomo aveva sapientemente imparato a leggere i fatti delle persone, gli avvenimenti di ogni tipo e le varie difficoltà umane per costruirci massime o monumenti di buon senso che ben si adattavano alle varie circostanze della vita".
"Anche la Creazione- conclude il vicario generale della Diocesi di Pistoia - con la sua complessità straordinaria si lascia guardare e contemplare dalla semplicità genuina di occhi umani quasi una mamma che sa di dover aiutare, guidare ed educare le persone per salire con più rapidità gli ardui gradini per raggiungere le cime più alte e maestose della vita.”

a.b.

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