martedì 22 novembre 2011

Sinistra Ecologia e Libertà: "Una politica diversa sui rifiuti". La federazione provinciale di Pistoia chiede un "confronto" aperto con le giunte delle provincie e dei Comuni e con i gruppi consiliari dei partiti di Centrosinistra.


PISTOIA_ La federazione provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà di Pistoia ci ha inviato il documento “Per una politica diversa sui rifiuti nell’Ato “Toscana Centro”trasmesso anche ai gruppi consiliari del Centrosinistra nel consiglio provinciale di Pistoia e all’assessore all’ambiente della Provincia Rino Fragai.
Il coordinatore di SeL Andrea Pacini da tempo ha chiesto incontri per discuterne insieme.


L'inceneritore di Montale

PER UNA POLITICA DIVERSA SUI RIFIUTI

nell’ATO “TOSCANA CENTRO".

SEL ha avviato da tempo una riflessione sulle politiche dei rifiuti, (sia a livello nazionale che nelle varie realtà locali) e vogliamo contribuire alla definizione del Piano Interprovinciale sui rifiuti nell’area metropolitana da Firenze a Pistoia, avendo la consapevolezza che il problema della gestione dei rifiuti è una questione molto complessa, che riguarda vari ambiti delle politiche ambientali. Nell’affrontare questi problemi bisogna evitare ogni settorialismo e cercare di raggiungere una visione d’insieme.

Negli ultimi anni la quantità dei rifiuti è cresciuta, sia pure con una lieve diminuzione dal 2009 (dovuta alla crisi economica e alla conseguente flessione dei consumi). Una notevole riduzione della quantità dei rifiuti ha bisogno di una politica nazionale, tramite una nuova legislazione che orienti tutta la progettazione, la produzione e le modalità distributive delle merci di consumo (avendo ben presente fin dall’inizio quale sarà la loro destinazione quando diventeranno “rifiuti”), in modo da ridurre la quantità degli imballaggi e che tenda alla sostituzione dei prodotti “usa e getta” con prodotti destinati a durare a lungo e che quando diventano rifiuti siano più facilmente riciclabili.

E’ necessario ripensare a tutta la progettazione, la produzione e le modalità distributive dei beni e delle merci di consumo, avendo ben presente fin dall’inizio quale sarà la loro destinazione quando diventeranno ‘rifiuti’. La prevenzione che, secondo la legislazione europea sul tema dei rifiuti, dovrebbe essere una delle priorità di intervento, è veramente poco considerata: basti pensare alla quantità di imballaggi inutili con cui acquistiamo gli oggetti e che finiscono nei rifiuti immediatamente dopo essere entrati nelle nostre case, e anche al ciclo di vita dei beni acquistati che spesso non supera periodi molto brevi.

Uno degli obiettivi che ci poniamo è quello della riduzione della produzione di rifiuti attraverso l’attivazione di misure preventive e di buone pratiche virtuose da parte delle pubbliche amministrazioni per riuscire a innescare processi culturali di cambiamento che portino a una presa di coscienza da parte dei cittadini (es. distributori di liquidi alla spina, accordi con la grande distribuzione, campagne nelle scuole, ecc.); le buone pratiche virtuose e innovative sono positivamente contagiose e difficilmente rimangono prigioniere nel proprio ristretto ambito come memoria esclusiva della comunità che ha saputo realizzarle. Si diffondono grazie alla forza dell’esempio e si possono facilmente trasformare in una efficace strategia comunicativa che può riuscire a innescare processi culturali di cambiamento, possono diventare seme da cui possono germogliare tante altre esperienze. In definitiva le buone pratiche non sono mai un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso culturale comunicativo ed educativo.

E’ necessario credere profondamente in questo possibile cambiamento, occorre fare investimenti non solo finanziari ma anche culturali, in termini di conoscenza e condivisione della conoscenza, per un cambiamento degli stili di vita. anche investendo fortemente sulla cultura delle future generazioni, attraverso iniziative mirate e specifiche in tutti i luoghi di formazione (scuole, enti, agenzie).

Questo processo, per modificare l’attuale sistema e la cultura dominante, deve essere inserito in una strategia culturale complessiva: l’orizzonte ideale deve essere “rifiuti zero”, che oltre a modificare profondamente la raccolta dei rifiuti deve modificare comportamenti e stili di vita per affermare una nuova cultura fondata sulla partecipazione responsabile e consapevole dei cittadini, con l’obiettivo di realizzare le condizioni per soddisfare i bisogni umani e sociali impiegando meno risorse, consumando meno energia, riducendo le emissioni in atmosfera e producendo meno rifiuti.

Una significativa riduzione della quantità dei rifiuti può essere realizzata anche nell’area metropolitana Firenze/Prato/Pistoia, tramite la generalizzazione della raccolta differenziataporta a porta” (che contribuisce notevolmente a responsabilizzare le famiglie e a cambiare i comportamenti quotidiani) e tramite una deassimilazione dei rifiuti derivanti dalle attività produttive (che fino ad oggi sono entrati nel circuito dei rifiuti urbani), adeguando rapidamente i “Regolamenti di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, secondo quanto previsto dall’art.198, comma 2, lett. g) del D.lgs 152/2006, sulla base di uno schema di Regolamento (che l’ATO dovrà redigere e proporre ai Comuni), al fine di perseguire criteri di omogeneità per tutto il territorio delle tre Province.

Ovviamente non ignoriamo che la deassimilazione "è suscettibile di determinare un aumento dei rifiuti speciali", ma le previsioni impiantistiche per i rifiuti urbani vanno fatte in modo realistico e non gonfiando la quantità dei rifiuti urbani per "giustificare" una maggiore necessità di impianti per l’incenerimento. Cioè, il divieto di conferire rifiuti in forma anonima nei contenitori stradali (che diventerà applicabile se verrà attuata la scelta di superare "l'attuale modello a cassonetti stradali in favore della raccolta domiciliare"), dovrà portare alla creazione di due distinti circuiti di raccolta per rifiuti (uno per quelli urbani e l’altro per quelli derivanti dalle attività produttive).

Queste scelte, insieme ad altre (come la diffusione del compostaggio domiciliare, il divieto di uso di materiali “usa e getta” in feste, sagre, ecc., l’introduzione di pratiche virtuose nei circuiti della distribuzione al dettaglio, da concordare tramite “Tavoli d’intesa” tra Istituzioni locali ed esercizi commerciali della media e grande distribuzione), possono contribuire ad una significativa riduzione della quantità dei rifiuti urbani (la scelta della R.D. “p. a p.” per le famiglie e per attività produttive - come è ampiamente dimostrato da tutte le esperienze locali dove queste scelte sono state realizzate - portano ad una consistente riduzione della quantità dei RSU): se oggi la quantità dei rifiuti nell’ATO “TOSCANA CENTRO” è di 1 milione di tonnellate l’anno (666 Kg l’anno a persona), se vengono fatte con sincerità, convinzione e determinazione queste due scelte, nel 2015, nell’ATO “TOSCANA CENTRO” è realisticamente prevedibile una quantità di rifiuti non superiore a 850.000 tonnellate (566 Kg l’anno a persona) e avremo minori “scarti” anche dalla R. D., perchè il sistema “porta a porta” contribuisce ad una notevole miglioramento della qualità delle materie seconde ed a un conseguente effettivo riciclaggio tramite il mercato (ottenendo anche la valorizzazione economica dei materiali raccolti, aumentando le tipologie differenziate, ad es. il vetro chiaro separato dal vetro scuro, ecc.).

Insomma, la quantità dei rifiuti indifferenziati nell’ATO “TOSCANA CENTRO”, da smaltire tramite discarica o incenerimento (realizzando una raccolta differenziata del 65% e di qualità entro il 2014/2015) è riducibile a meno di 300.000 tonnellate l’anno; se la scelta della raccolta differenziata p. a p. viene portata avanti con convinzione e determinazione (fino a completarla in tutta l’area metropolitana), a nostro parere è possibile raggiungere il 75% entro il 2017 (come dimostra il Consorzio Priula in provincia di Treviso) e di conseguenza la quantità dei rifiuti indifferenziati nell’ATO “TOSCANA CENTRO”, da smaltire tramite discarica o incenerimento è riducibile a meno di 250.000 tonnellate l’anno.

I Comuni dove la raccolta porta a porta è stata attuata dimostrano che dopo un primo periodo in cui le spese aumentano (per gli investimenti necessari a cambiare sistema e per il personale addetto alla raccolta p. a p.), queste poi diminuiscono e possono portare un beneficio ai cittadini anche in termini di ‘tariffa puntuale’ (istituendo cioè un sistema di pagamento della TIA in base ai rifiuti che si producono).

Fare con coerenza queste scelte significa dare priorità, nella destinazione delle risorse finanziarie pubbliche (della Regione, delle Province e degli Ato tramite il credito bancario) non solo agli investimenti necessari per generalizzare la raccolta differenziata domiciliare, ma anche alla realizzazione degli impianti industriali indispensabili per il riciclaggio effettivo dei “rifiuti secchi” e dei “rifiuti umidi” (da prevedersi anche nell’area metropolitana Firenze/Pistoia, perchè gli attuali impianti sono dimensionati su una raccolta differenziata che non supera il 37% ed è di cattiva qualità e quindi proporsi il 65% di qualità comporta la necessità di raddoppiare le attuali potenzialità di riciclaggio effettivo della R.D); inoltre riteniamo necessario includere, sempre nel sistema p. a p., anche un passaggio (mensile?) per la raccolta degli oli domestici (anche questo rifiuto, se viene lasciato alla buona volontà del cittadino senza una possibilità concreta di smaltimento a domicilio, viene smaltito con modalità dannose per l’ambiente).

Affinché la raccolta differenziata sia efficiente anche per la riduzione effettiva dei rifiuti, è indispensabile che la filiera del recupero del materiale sia chiusa: occorre quindi, seguendo l'interessante esempio recentemente programmato da Revet, creare anche un tessuto produttivo affinché il recupero del materiale raccolto in maniera differenziata (plastica, carta, vetro, compost, inerti) trovi collocazione anche nella Regione Toscana (come materiale per la produzione, come prodotti per gli “acquisti verdi” delle pubbliche amministrazioni e anche migliorando la qualità dei prodotti derivanti dalle materie seconde, in modo che trovino acquirenti anche nella sfera dei consumi individuali e delle aziende).

In tema di smaltimento si deve rilevare che l'attuale sistema, consistente nel collocamento in discarica del materiale tal quale, è anch’esso fortemente impattanti dal punto di vista ambientale, mette a rischio le risorse idriche, spreca materia ed energia e la lontananza degli impianti dai luoghi di produzione e raccolta incrementa il danno ambientale in conseguenza del trasporto dei rifiuti medesimi.

Si deve rilevare, inoltre, come la combustione dei RSU negli inceneritori genera prodotti gassosi e volatili e poi scorie e ceneri (un quarto circa della massa bruciata): tali impianti hanno oggettivamente un impatto ambientale e sanitario nel territorio circostante e (considerando l’emissione delle “nanoparticelle” inferiori a 2,5 PM che, tramite le correnti d’aria, si diffondono in territori vasti) contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria in tutta l’area metropolitana collocata nella vallata da Firenze al Serravalle Pistoiese.

Inoltre l’incenerimento dei rifiuti scoraggia e impedisce il recupero della materia riciclabile presente nei rifiuti stessi, che è anche quella (soprattutto carta e plastica) con più alto potere calorifico, e quindi maggiormente “necessaria” per produrre nei forni il calore da trasformare in elettricità.

Sel chiede che siano aboliti gli incentivi economici per gli inceneritori, favorendo ed incentivando processi alternativi più virtuosi.

Sel non propone di eliminare subito tutti gli inceneritori dai cicli dei rifiuti, perché farlo senza aver creato e messo a regime sistemi alternativi… provocherebbe situazioni di emergenza rifiuti e quindi conseguenti disastri ambientali e sanitari: lo sviluppo di raccolte differenziate spinte, a nostro parere, può convivere con impianti di incenerimento solo ed esclusivamente nella fase di transizione dal vecchio sistema verso un nuovo sistema alternativo.

Noi vogliamo creare le condizioni per liberarci progressivamente dalla necessità degli inceneritori: nella nostra prospettiva la raccolta differenziata, il recupero e il riciclaggio non rappresentano un aspetto marginale ed integrativo di un altro sistema impiantistico, per noi rappresentano il sistema, il nostro futuro.

In seguito a queste riflessioni, Sel ritiene che la previsione impiantistica contenuta nel documento preliminare al Piano Interprovinciale non è commisurata allo sviluppo delle politiche di riduzione della parte non riciclabile dei rifiuti e la previsione di potenziamento dell’incenerimento è del tutto esagerata e inaccettabile, perchè comporta la destinazione di risorse finanziarie che – di conseguenza – sarebbero tolte alle scelte innovative e prioritarie che sono necessarie (generalizzazione della raccolta differenziata p.a p. e impianti industriali per il riciclaggio effettivo) e provocherebbe un peggioramento della qualità dell’aria in un’area metropolitana dove è gia pessima (per tante cause che la determinano e che contribuiscono a peggiorare la salute dei cittadini).

Anche le soluzioni che prevedono la gestione di impianti tramite società non a capitale pubblico, mostrano spesso profondi limiti e non permettono né il reale controllo da parte del pubblico (di una filiera così significativamente a rischio ambientale) né lo sviluppo di professionalità sul territorio; inoltre esprimiamo preoccupazione e contrarietà per tutte quelle soluzioni (sovente messe in atto in tema di raccolta e di servizi accessori) che prevedono l'impiego di personale mediante gravi forme di sfruttamento (quali, per esempio, alcuni casi di utilizzo di cooperative “pseudo” sociali).

E' opportuno osservare che, in un settore come questo, la solidità delle aziende, la loro grandezza e la loro diretta responsabilità è garanzia rispetto alla tutela ambientale in genere ed alla specifica tutela dei lavoratori impiegati.

Sulla base di queste premesse, la Federazione di Pistoia di Sinistra Ecologia Libertà si propone di aprire un confronto con le Giunte delle Province e dei Comuni collocati del territorio dell’ATO “TOSCANA CENTRO” e con i Gruppi Consiliari dei partiti di centro sinistra (in tempi rapidi e tali da consentire un effettivo confronto prima che vengano compiute scelte operative), al fine di valutare la coerenza del Piano Interprovinciale sui Rifiuti coi principi e gli indirizzi sopra esposti e per contribuire ad eventuali e necessari cambiamenti nell’ambito delle politiche per la prevenzione e la riduzione de rifiuti, del riciclaggio e delle previsioni impiantistiche.

Sinistra Ecologia Libertà Federazione di Pistoia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dopo aver partecipato alla riunione delle commissioni congiunte,ambiente,istituzionale,e partecipazione,sono certo che le nostre proposte saranno sicuramente "apprezzate"nel confronto aperto, con i gruppi consiliari dei partiti del centro sinistra.


Riccardo Musumeci

Paolo Landi ha detto...

In attesa che la raccolta differenziata dei rifiuti raggionga l'obbiettivo dei "rifiuti zero", QUANTA DIOSSINA CI DOBBIAMO RESPIRARE ANCORA????
l'INVENERITORE NON VA POTENZIATO, l'inceneritore va chiuso!!!!