mercoledì 25 gennaio 2012

Al "Nazionale" nel "Giorno della Memoria 2012" l'iniziativa "Raccontare per non dimenticare". I Guidotti e la famiglia ebrea nascosta per più di un anno in un granaio a Buriano.


QUARRATA_ Anche questo anno l’amministrazione comunale aderisce al “Giorno della Memoria”. Lo fa organizzando presso il cinema-teatro Nazionale un incontro pubblico aperto agli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado, agli ospiti del centro“Panta Rei” di Ferruccia e ai ragazzi della Comunità Incontro.
La manifestazione dal titolo “Il giorno della Memoria in casa Guidotti. Raccontare per non dimenticare” è prevista per venerdì 27 gennaio con inizio alle ore 10.
Porteranno i loro saluti il sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori, Franco Benesperi (presidente Fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la Cultura e lo Sport), Giuseppe Iraci, presidente dell’associazione di volontariato Synthesis.
Toccherà quindi a Paola Guarducci contestualizzare la storia di Giulia e Morello Guidotti. Rispettivamente zia e nipote, nel corso della seconda guerra mondiale i Guidotti nascosero nel fienile della propria casa a Buriano, per più di un anno, una famiglia ebrea composta da cinque persone: madre, padre, due figli e la nonna.
Il gesto, compiuto all’insaputa di tutti proprio per tutelare quanto più possibile la vita della famiglia ebrea, è riuscito nel suo intento e attualmente tutti i componenti vivono in America. La storia da parte degli stessi protagonisti come lo scorso anno sarà arricchita dalla proiezione di alcuni documenti: il video “La vita è bella tra il tragico e il comico” , il “Video Olocausto per non dimenticare” e “Olocausto” (il perché non dobbiamo dimenticare). Saranno proiettati anche documenti relativi alla storia dei due quarratini. Alle ore 11,30 è previsto il collegamento skype con la famiglia ebrea attualmente residente in America ( non riuscito lo scorso anno per motivi tecnici). Al termine  saranno consegnati ai presenti alcuni libretti sulla manifestazione.
“Siamo riusciti a rintracciare negli Stati Uniti, dove si rifugiarono nel 1945 per rifarsi una nuova vita – ha commentato il sindaco di Quarrata -  i protagonisti ebrei di questa bella storia. Inge, Taisy e la famiglia, perseguitati solo perché ebrei, si salvarono per la generosità dei Guidotti, semplici contadini di Buriano che li accolsero e li nascosero dai rastrellamenti delle leggi razziali nazifasciste. I Guidotti devono un esempio per tutti noi, una prova tangibile di come mai si debba perdere l’umanità e la dignità, insite in ognuno di noi, e di come si possa scegliere il bene, nonostante tutto”.
La testimonianza della famiglia Guidotti rappresenta un valore per il territorio di Quarrata e per i giovani studenti per i quali l’evento è stato pensato ed organizzato. L’ascolto di testimonianze “dal vivo”, ormai difficilmente reperibili, rappresentano per i giovani l’opportunità per riflettere su fatti e vissuti storici di grande solidarietà umana, in uno scambio inter-generazionale che diventa tale proprio nel racconto, nell’ascolto e nella condivisione.

a.b.

Di seguito  pubblichiamo alcuni stralci di una intervista rilasciata da Morello e Giulia Guidotti al quotidiano Il Tirreno nel 2011.

 "Un giorno mio padre – dichiara Morello - ci chiamò tutti - eravamo in undici in casa - e ci disse che avremo nascosto una famiglia di ebrei. Ci disse che era una cosa segreta e che non dovevamo farne parola neppure con gli amici. Stettero più di un anno rinchiusi in una stanza al secondo piano, nel granaio”.
"Vivevamo tutti insieme in una grande casa a Buriano - racconta la signora Giulia - Eravamo contadini. Il capofamiglia era il padre di Morello, Giuseppe, il più grande di tre fratelli. Io ero sposata con uno degli altri due, Aliberto, e mia sorella con l'altro, Quinto. Nel 1943 avevo già il mio primognito ed ero incinta del secondo, che nacque nel '44. Poi venne anche il terzo, nel '46, ma lui la guerra non la vide.
Per oltre un anno, Giorgio, Lilli e le loro due bambine, Inghe di 13 anni e Daisy di 7, vissero nella loro casa.  «All'inizio c'era anche la nonna - spiega Morello - ma poi lei se ne andò. Stettero più di un anno con noi. Erano ebrei di Zagabria. In un primo momento si trasferirono a Firenze e poi qui a Quarrata, dove mi sembra che lavorassero per il Lenzi. Ma non erano al sicuro. Mio padre un giorno ce li presentò, senza dare tante spiegazioni, e ci disse che sarebbero stati con noi. Stavano in una stanza al secondo piano, dove ci mettevamo il grano o l'uva per il vinsanto. Era sempre buia perchè era rischioso persino aprire la finestra. Giorgio, il padre, non stava bene, e a volte mi chiedeva di fargli prendere un po' d'aria. Io ero il più grande tra i bambini, così, di notte, a volte, lo accompagnavo fuori, assicurandomi che non ci vedesse nessuno".  
"Io - racconta Giulia - gli portavo da mangiare: di solito erano focaccine di grano".  
La parola d'ordine in casa era "silenzio": nessuno doveva sapere che la famiglia Guidotti nascondeva degli ebrei. Ma le voci giravano e sul finire della guerra la famiglia se ne dovette andare: "Mio padre li caricò sul barroccio - racconta Morello - Era inverno e li portò da un'altra famiglia, nel bosco. Poi iniziarono i rastrellamenti. I tedeschi in fuga cercavano gli uomini. Vennero anche a casa nostra. Io e mio cugino eravamo a letto e per fortuna ci lasciarono stare. Mio padre aveva già i capelli bianchi e anche lui fu lasciato in pace. I suoi due fratelli riuscirono a nascondersi”.

(Fonte: Il Tirreno -Pistoia)

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