venerdì 1 novembre 2013

Una tragedia del mare (e della guerra) dimenticata per anni / Sul Piroscafo Oria anche due soldati quarratini ed uno residente a Serravalle Pistoiese. Continua la ricerca dei parenti dei 4000 dispersi. L'appello ai Comuni: intitolare una strada o uno spazio urbano come riconoscimento del valore del sacrificio.


QUARRATA-SERRAVALLE PISTOIESE_ Tra i quattromila soldati italiani presi prigionieri dai nazisti a Rodi e affondati sul Piroscafo norvegese Oria nel Mar Egeo durante la seconda Guerra Mondiale c’erano anche due quarratini e un cittadino di Serravalle Pistoiese. Erano tre soldati: Benito Gradi era nato nel Comune di Tizzana il 23 settembre 1924 e quando è morto aveva 19 anni; con lui era imbarcato sul piroscafo anche Domenico Ginanni (nato a Tizzana il 27 aprile 1911) e scomparso a 32 anni. Era nato invece a Serravalle Pistoiese (il 9 novembre 1912) Bruno Bartoletti, morto insieme agli altri all’età di 31 anni.

Benito Gradi
Le foto dei tre soldati individuati tra i naufraghi sono state inserite sul “Muro della Memoria” del sito internet www.piroscafooria.it e fanno parte del gruppo di 155 persone a cui è stato possibile risalire degli oltre 4200 dispersi.
Tale tragedia sarebbe rimasta dimenticata se non fosse stato avviato nel 2011 un progetto di ricerca promosso dal Comune di Vaiano (Prato) e dalla Fondazione CDSE con il coordinamento scientifico dell’Università di Siena e il sostegno della Regione Toscana. Una ricerca che ha lo scopo di ricostruire la storia dei soldati toscani caduti durante il naufragio e soprattutto l’obiettivo di ritrovare le famiglie dei militari deceduti.
La vicenda dell’Oria (una nave di 2000 tonnellate varata nel 1920 e requisita dai tedeschi nel 1944) è tra le tragedie meno studiate del Mediterraneo durante il secondo conflitto mondiale, nonostante risulti tra i disastri bellici più consistenti per numero di vittime: la nave mercantile partì da Rodi l’11 febbraio 1944 con un carico di circa 4200 soldati italiani, che si erano rifiutati di collaborare con il regime nazista dopo l’Armistizio dell’ 8 settembre 1943 e destinati alla deportazione nei territori occupati dalla Germania nazista.
Mentre il piroscafo si dirigeva verso il porto del Pireo (Atene) fu sorpreso da una forte tempesta nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 1944; ne conseguì il naufragio dell’Oria, che in poco tempo si inabissò, portando con sé più di 4000 uomini.

Bruno Bartoletti
Pochissimi furono i superstiti: 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina. L'Oria era stipata all'inverosimile, aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai soldati italiani che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich.
Su quella carretta del mare, che all'inizio della guerra faceva rotta col Nord Africa, gli italiani in divisa che dissero no a Hitler e Mussolini – si legge sul sito - vennero trattati peggio degli ignavi danteschi nella palude dello Stige: non erano prigionieri di guerra, di conseguenza senza i benefici della Convenzione di Ginevra e dell'assistenza della Croce Rossa. Allo stesso tempo, poi, il loro sacrificio fu ignorato per decenni anche in patria. Nel 1955 il relitto fu smembrato dai palombari greci per recuperare il ferro, mentre i cadaveri di circa 250 naufraghi, trascinati sulla costa dal fortunale e sepolti in fosse comuni, furono traslati, in seguito, nei piccoli cimiteri dei paesi della costa pugliese e, successivamente, nel Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. I resti di tutti gli altri sono ancora là sotto".


 
Domenico Ginanni

La storia del piroscafo Oria ci è stata segnalata da Franco Ginanni, residente a Quarrata, nipote di uno dei dispersi.
“E’ una strage sconosciuta, senza memoria e senza nessuna informazione data alle famiglie dei dispersi sulla esatta dinamica del naufragio da parte delle autorità ma solo con un generico “disperso nel mar Egeo”.
Per conoscere questa storia- la più grossa strage avvenuta nel mar Mediterraneo – ha scritto Franco Ginanniconsiglio a tutti di visitare il sito
www.piroscafooria.it. Tale sito è uno strumento per far conoscere la storia e rintracciare i familiari di questi militari.”.
Nei mesi scorsi si sono tenute due iniziative; una a Vaiano e l’altra a Firenze che hanno visto la presenza di molti familiari venuti da tutta Italia.
Anche Franco ha partecipato per ricordare la figura del nonno Domenico.
Si è intanto costituito su Facebook e su twitter anche un gruppo di ricerca sul naufragio dell’Oria che riunisce alcuni dei parenti dei dispersi.
Solo negli ultimi anni una somma di azioni personali ha permesso di ricostruire l’intera vicenda del naufragio e di individuare ed informare poco più di 150 famiglie sui destini dei loro cari. Tutte le altre famiglie, oltre 4000 (che corrispondoni a decine di migliaia di persone) non hanno ancora una risposta e molti tra figli, mogli ed altri parenti sono già morti a loro volta portandosi questo terribile vuoto. Purtroppo, nonostante gli sforzi è tuttora difficile per noi avere ascolto dalle nostre Autorità, ed è quindi difficile divulgare la notizia. Per questo, abbiamo deciso di continuare a muoverci coi nostri mezzi, contattando cioè tutti gli Enti, Associazioni, Istituzioni che abbiano buona visibilità sul territorio e dialoghino con un grande numero di persone”Recentemente il Gruppo di Ricerca sul naufragio dell’Oria ha suggerito ai Comuni Italiani l’intitolazione di una strada o di un altro spazio urbano ai dispersi del naufragio del piroscafo Oria. L’intitolazione di una strada contribuirebbe sia al riconoscimento del valore del sacrificio, sia alla diffusione della conoscenza della vicenda, e quindi alla ricerca delle circa 4100 Famiglie ancora ignare.

Sull'argomento si consiglia anche la visione del seguente video:

http://www.piroscafooria.it/piroscafo_oria_video.php
 
Andrea Balli
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1 commento:

p.g.liuzzi@hotmail.it ha detto...

Un grande riconoscimento va all'arch. Gherardini Michele ed al suo gruppo di amici che si battono per un ricoscimento della tragedia a livello istituzionale. Col.(ris.) P.G.Liuzzi Presidente del Comitato Caduti di Kos