mercoledì 22 gennaio 2014

Il futuro di AnsaldoBreda. Caterina Bini (Pd): "Da Pansa mi aspetto risposte chiare".


ROMA_ L'onorevole Caterina Bini (Pd) dopo il collega Edoardo Fanucci interviene sulle dichiarazioni rilasciate dall'A.d. di Finmeccanica Pansa a proposito di Ansaldobreda.

"Ieri l'amministratore delegato di Finmeccanica Pansa è venuto a riferire in Commissione Attività Produttive, commissione della quale faccio parte. L'amministratore delegato ha confermato a chiare lettere quello che aveva avuto modo di dire già a mezzo stampa precedentemente.
La commissione, che doveva proseguire con gli interventi dei commissari, è stata aggiornata ad una nuova seduta (causa lavori in aula) per consentire le domande da parte dei deputati. La seduta dovrebbe tenersi quanto prima e in quella sede, essendomi già iscritta a parlare, ho intenzione di porre con grande nettezza alcune questioni.
Pansa parla di nanismo dell'azienda. Questione senz'altro vera rispetto a tutti i principali competitors europei e mondiali.

Come mai, visto che dieci anni fa circa eravamo tra i principali players a livello internazionale, le altre aziende sono cresciute a dismisura e noi siamo rimasti fermi facendo crescere solo il debito? Di chi sono le responsabilità? Degli operai o di chi l'azienda l'ha guidata?
Per anni abbiamo visto management susseguirsi, sostenere che la colpa era dei precedenti e lasciare le cose peggio di come le avevano trovate. Perché Finmeccanica, al netto dell'amministratore delegato Manfellotto che pare di altra qualità, ha mandato sempre alla guida di questa azienda persone a fine carriera, non dando la sensazione di investire realmente in questa impresa e limitandosi in modo assistenzialistico a ripianare il debito, solo per tenere un ramoscello di civile per abbellire il vero business, quello militare?
 
Pansa ha detto che non esiste distinzione tra settore civile e settore militare perché i due settori sono misti all'interno di quasi tutti le imprese di Finmeccanica. Se è così come mai allora si lavora per disfarsi degli unici rami che sono totalmente "civili"?

Pansa ha dichiarato che Finmeccanica è partecipata dal governo per il 35% e per la parte restante da investitori esteri che ovviamente guardano anche ai profitti. Ci si dimentica forse che il governo detiene la golden share? È una semplice dimenticanza?
In questi anni abbiamo visto susseguirsi governi di vari colori politici e nessuno ha mai dato con nettezza la sensazione che questo settore potesse avere un peso nella strategia industriale del Paese. Parole tante, fatti pochi.
Il settore dei trasporti cresce a livello mondiale. Possiamo permetterci, vista la crisi che stiamo vivendo, di disfarci di questo settore senza colpo ferire come se si vendesse una proprietà a “Monopoli”?
Finmeccanica sente di dover guardare anche alla politica industriale del paese nelle sue strategie oppure solo ai profitti degli azionisti esteri? 
E il governo cosa pensa?
In questi ultimi anni abbiamo letto a più riprese dichiarazioni da parte di Finmeccanica che hanno parlato di vendita, di partnership, di bad e new company, di holding con il settore dell'energia e con Fincantieri, di polo nazionale dei trasporti.
Per ora nessuna risposta precisa. Pansa si limita a dire che questa azienda è piccola, che non guadagna e che quindi Finmeccanica se ne vuole disfare.
Ma come? È lecito saperlo? Si può vedere un piano industriale? Si può chiedere che ci sia un confronto con le istituzioni e che non si parli solo a mezzo stampa? Si può chiedere se prima di vendere si vuole risanare o se si vuole svendere? Noi non pensiamo che le cose possano rimanere così. Sarebbe follia. Chiediamo però un po' di chiarezza e di approfondimento, se è lecito. A Finmeccanica e al governo. Queste cose le chiederò a Pansa in commissione appena sarà riconvocata. Spero di avere delle risposte".


Fonte: Ufficio Stampa On. Caterina Bini


 

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